Il self bondage


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Per molte persone venire a patti coi propri interessi per il bondage non e facilissimo: abitudini culturali, insicurezza, preconcetti e mancanza di informazione possono contribuire a far sorgere dubbi preoccupanti sulla propria sessualita e "normalita". Questo - oltre all'oggettiva difficolta di trovare partner adatti, specie quando si e alle prime armi o si vive in ambienti dalla mentalita chiusa - ha dato origine a una curiosa specializzazione: il self bondage.

Il termine inglese significa 'immobilizzarsi da soli', e indica una pratica molto piu diffusa di quanto si creda. La maggior parte di chi la sperimenta lo fa solo nei casi descritti o per provare brevemente su di se le tecniche e le sensazioni che fara vivere al sub, ma per alcuni diventa un gioco a se stante, che puo raffinarsi oltre l'immaginazione.

Il self bondage e sotto molti aspetti una sfida con se stessi: da una parte bisogna superare le difficolta di realizzare una costrizione effettivamente solida ed efficace, mentre dall'altra e necessario garantirsi una via di fuga in qualsiasi evenienza. Le sensazioni della legatura diventano quindi una sorta di effetto collaterale in un complicato rompicapo.

Per ottenere una vera immobilizzazione gli appassionati hanno sviluppato numerosi metodi differenti, fra cui spicca una serie di nodi auto-serranti di notevole ingegno. A questo proposito mi scuso con i piu curiosi, ma non li descrivero in queste pagine. Infatti non solo non ho alcuna esperienza personale di self bondage, ma soprattutto considero questa pratica eccessivamente pericolosa se non eseguita con ogni accorgimento, che non ho adeguato spazio per descrivere come dovuto. Rimando percio gli interessati al Tecniche di self bondage, dove potranno trovare ogni informazione sull'argomento.

Anche la fase di liberazione non si puo risolvere con facilita: deve essere infatti impossibile uscire dal bondage accidentalmente, ma e anche importante avere una "uscita di emergenza" sempre a portata di mano. Le soluzioni escogitate sono davvero ingegnose. Una delle piu comuni consiste nell'appendere delle forbici da pronto soccorso (per tagliare le corde) o le chiavi di eventuali lucchetti e manette a un filo che scorra attraverso un anello a soffitto. L'estremita libera viene inglobata in un blocco di ghiaccio che viene appoggiato sopra un mobile molto alto, sospendendo cosi gli strumenti di fuga fuori dalla propria portata. Dopo qualche ora, quando il ghiaccio sciogliendosi libera il filo, questi cadono a terra per essere finalmente usati.

E se un imprevisto costringesse a doversi liberare prima che il ghiaccio si sia sciolto? Durante un seminario un esperto ha suggerito una soluzione "ovvia": basta mettere una copia delle chiavi o delle forbici dentro un contenitore pieno di olio da motori, appoggiato a terra sui propri vestiti. In caso di bisogno basta una spinta per recuperare il necessario a liberarsi, ma il pensiero di dover passare ore a pulire il danno e di dover buttare gli abiti funge da deterrente per improvvisi ripensamenti.

Alternative meno drammatiche comportano l'uso di lucchetti a combinazione in una stanza senza lampadine e con tende pesanti: sino a che non sorge il sole non si puo impostare la combinazione giusta per liberarsi.

Questi folcloristici esempi dimostrano come sia difficile bilanciare la sensazione di imprigionamento con le necessita pratiche. Chi pratica self bondage sviluppa col tempo capacita da vero artista della fuga, che conducono gradatamente a bondage sempre piu complicati. Il problema e che in questo modo aumentano anche le possibilita di errore e di incidente, e non a caso nelle cronache si legge occasionalmente di giochi solitari dagli esiti tragici.





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